
Pulizia, posti a sedere, luce, tecnologia, snellimento delle procedure, negozio interno, punto informazioni, gentilezza, giovinezza e perfino, sì lo dico, bellezza… Porca miseria. Pagare le bollette diventava quasi meno gravoso.
Ora, dopo mesi di constante frequentazione, sono costretto a rivedere il mio iniziale amore a prima vista. Non passa settimana senza un problema ai terminali, alla luce, all’aria condizionata, alla distribuzione degli sportelli. Insomma, il solito, antico, romanissimo, caos.
Io non capisco. Tra l’altro in altri uffici (saltuariamente utilizzati) non ho riscontrato questo perenne stato di tilt che pare una maledizione dell’ufficio più bello e più rappresentativo della Posta romana, almeno al Centro. Perché ogni due, tre giorni capita qualche collasso? Entri e ti accorgi subito che qualcosa non va:
"Momentaneo disagio". Cavolo, pensa se fosse stato "costante"… Che poi quando trovi il cartello ti va perfino bene, perché ti appresti a cavartela in qualche maniera seguendo la corrente. Ma spesso il cartello non c’è. E tu prendi il bigliettino. Poi vai verso il tuo settore (non dopo aver vissuto l’amletiana scelta fra le opzioni alfabetiche, che di solito ti porta a prenderne almeno 2, se non 3)(*) e scopri che i cartelloni elettronici sono impazziti. Azzerati, intermittenti, afoni.
A quel punto succede sempre qualcosa che assomiglia all’8 Settembre. Ognuno per sé, tutti contro tutti, e tutti a casa. Gente che litiga, le solite polemiche, "non dipende da me", "io pago le tasse", "perché questo sportello non è aperto", "lei che fa?". Altri corrono intorno facendo il periplo del grande ufficio, passando da un braccio all’altro degli sportelli, puntando sulla confusione e sperando di sbrigarsela prima di quelli intestarditi in fila. Altri ancora vagano persi, con mille tagliandini in mano aspettando l’apparizione di un numeretto vicente, manco fosse il Bingo. Qualche volta te la cavi (questione di fortuna e scaltrezza), altre torni mesto ad una fila, in piedi, spiando i documenti nelle mani dei tuoi sfortunati vicini, e aspetti come ai blocchi di partenza che magari da qualche angolo si oda l’antica voce rauca che chiama il "Prossimo!"…
(*) Nessuno, nemmeno dietro lo sportello, mi ha saputo spiegare bene la differenza tra la A (versamenti e risparmi) e la C (pagamenti e spedizioni).
come sempre in italia fare le cose semplici, come organizzare un minimo un ufficio postale, risulta costantemente complicato.
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…a te è andata anche di lusso..oltre alla così ben descritta situazione da sbaraglio..vn pò di tempo fa.avendomi una gentile amica di splinder deciso di regalarmi un suo vecchio,ma funzionante,computer per sollevarmi dalla mia penuria tecnologica,causa economie azzerate,sono stata tre,dico tre ore per ritirare il pacco che la gentile amica mi aveva spedito con dentro il prezioso,per me,notebook…oltre al numerinm’all’attesa spasmodica,dove tra incompetenza e smarrimento del personale,di fronte all’amletico dubbio di come inviare delle raccomandate,cosa che da parte di personale specializzato non t’aspetti..finalmente dietro mie rimostranze,qualcuno mosso a pietà va finalmente a recuperare il collo,mai dicitura è stata più consona essendo l’operazione condotta ab torto collo da parte dell’impiegato che pareva aver fatto la cosa più difficile del mondo..me lo consegmano..finalmente lasciò la sede postale centrlale di prati e torno a casa..zona corso francia,lo dico perché non capisco perché non era possibile farmi ritirare lo stesso nella posta a me più vicina,insomma torno a casa e scarto l’involucro,dove la confezione originale del computer era molto accuratamente incartata..e sorpresa!..aperto il notebook..il display era completamente frantumato!..e così giorni ore soldi necessità non risolte si concludevano in una sonora sconfitta…scusami gentile blogger per la lunghezza del mio commento ma la avventura meritava,porre l’accento su la tanto decantata validità delle nuove poste italiane sembrava necessario..ottimo lavoro il tuo!..nel salutarti auspico magiori future interazioni..com affettuosa stima,your sincerely jackie.
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@xunder
quello che non si comprende è perché sia una sorta di maleficio. Insomma forse potevano esagerare meno, evitare lo shopping o il wi-fi (che non connette mai) e fare un rulletto numerico tipo macellaio che funzioni davvero.
@jackie
mi spiace per la tua disavventura, ma tanto per dire un’alemannata: “sei stata imprudente”. Mai affidarsi alle poste di tutto il mondo per questo genere di ricezioni. Puntare sui corrieri (i migliori) se proprio non si può fare di persona.
ad ogni modo mi hai fatto sorridere (scusami) perché mi hai fatto ricordare (a proposito di notebook o palmari) lo sgomento generale quando che suscitai quando chiesi come mai non ci si connetteva nella zona wi-fi pur riconoscendo la rete…
Parlavo di cose esteriche per la maggior parte del personale.
buona fortuna!
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Voi non conoscete forse le Poste di Torpagnotta.
Per ritirare pacchi e raccomandate in un edificio, per spedire o pagare le bollette in quello accanto.
Se devi fare entrambe le cose sei rovinato! Prendi i due numerini delle due letterine , per fortuna i display sono collegati, ma devi tenerli sempre d’occhio e se scatta prima il turno nell’edificio accanto devi correre come un dannato centrometista olimpionico!!
Senza contare che i moduli per qualsiasi cosa non ci sono MAI! Li tiene chiusi a chiave in un cassetto l’usciere che solitamente non si trova, sta sempre a zonzo per la posta a chiacchierare con tutti. E se per sbaglio ti viene in mente di protestare e chiedi del direttore… quale direttore? Chi è costui? Questa figura sconosciuta..
Ah, ce ne sarebbero di storie da raccontare sulle poste italiane, hai voglia quante litigate…
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Concordo con le tue impressioni. Dopo la riapertura mi colpì anche l’efficienza del personale: ebbi l’impressione che la nuova direttrice, una giovane signorina, avesse deciso di mettere agli sportelli solo gli impiegati più presentabili (vale a dire gentili, ben vestiti, efficienti) spostando ad altre mansioni il vecchiume che prima ogni tanto s’incontrava.
Io temo che le Poste possono essere private quanto vuoi, ma se restano monopoliste e senza concorrenza ci vuole poco perché gli sforzi si affievoliscano…
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@Mamaa
siamo qui per questo no? Raccontiamocele!
@Motondoso
Verissimo, non volevo sembrare troppo esteta ma l’ho proprio pensato. Tuttavia l’occhio vuole la sua parte, ok, ma anche la competenza… magara!
Sulla seconda verità poi.. sottoscrivo e controfirmo.
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Ah sì! Vuoi che ti racconti?!
Ma qui ne verrebbe fuori un libro… oddio magari anche di successo…
Cmq, altra avventura postale:
nell’ufficio dove lavoravo prima si spedivano tantissime raccomandate e per evitare di rifare la fila ogni 5 (penso non ci sia più il limite ora) utilizzavamo il servizio di raccomandata in distinta con presentazione ad apposito sportello.
Per sapere come andava compilato il modulo e presentate le buste, ci siamo sempre dovuti affidare alle info dateci allo sportello dal personale, ma ogni volta non andava bene e dicevano una cosa diversa.
Finalmente dopo un’approfondito colloquio con un impiegata, sembrava di aver trovato il modo corretto e per diversi mesi é andato tutto bene, quando un giorno allo sportello c’era un impiegato diverso che ha iniziato a fare un sacco di storie e non gli andava bene niente.
-“Scusi ma é stato preparato tutto come da vs. indicazioni”
– “E chi gliel’ha detto? Così non va bene”
– “Me lo ha detto la sua collega la volta scorsa”
– “E si vede che la collega lavora all’ATAC”-
-“Ma allora perché non affiggete al muro la normativa di come si preparano le distinte così non c’é modo di sbagliarsi? Mi fa leggere per cortesia dove sta scritta la procedura?”
– “E si che mo’ to’ devo dì io?!”
– “E chi se no? Forse lo sanno all’ATAC? Mi chiama il direttore per cortesia…”
– “Si vabbé, pe’ sta volta va bene così….”
E questa é solo la prima puntata!!
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ah ah ah… daje mamaa… scrivici un libro! Io ti ho già dato il titolo: SUP-POSTE ITALIANE
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[…] sempre nel cuore di Roma, davanti alla sede centrale delle Poste, turisti e cittadini, potrebbero affacciarsi facilmente. E del resto basta scoprirli attufati a […]
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