Ovviamente il sottoscritto, come quasi il resto del mondo della sua età e della sua fasciona sociale, è vittima del contagio (quasi ricatto) delle sirene di pixel che ci bombardano quotidianamente. Oltretutto le componenti relazionali, pratiche, affettive, rimembrative, presenzialistiche e promozionali di questa Evoluzione nelle trame della Rete, sono davvero straordinarie, perciò io non sono certo il solito che sputa nel piatto dove mangia, fingendo di non aver fame. Non sarei blogger, altrimenti. La Blogosfera è un social network. Sia chiaro.
Il problema è che ora la cosa prende sempre più una piega autorefernziale che vive a prescindere dalla personalità. Si pensi solo al tempo sprecato per il virtuale pane quotidiano.
All'inizio fu la chat (vi ricordate il primo ICQ?), la possibilità di conoscere e comunicare con qualcuno dall'altra parte del globo, fino ad un incontro affascinante e surreale. Poi arrivò la community, quindi la proprie pagine personalizzate, il blog. Adesso il social network, che del resto qui da noi arriva perfino in ritardo con tali proporzioni (Facebook eredita interi ceppi dallo snob ASW, dal piacionico Badoo, dal caciottaro e ormai defunto [?] Aupat, o dal freddo ed inutile LinkedIn).
Insomma. Dalla finestra sul mondo, alla vetrina sul mondo.
Tutto comprensibile. Ma che oggi ci si chieda la connessione al posto del numero di telefono (gli indirizzi ormai non li ricorda nessuno, poi prendiamo in giro i giapponesi!) fa un po' riflettere. Con persone che vediamo tutti i giorni e magari conosciamo da una vita! Senza contare che esiste un mercato, una grottesca guerra e una durata media nella moda di questo fenomeno sempre più ingombrante e paradossale.