Dunque. Roma era ed è in ginocchio. Completamente paralizzata. Il Raccordo un anello mortale. I pizzardoni impazziti. Il traffico un inferno fermo. E tutto per cosa? Per la protesta studentesca…
Sentite, la Gelmini fa pena. E questo provvedimento fa pena. Ma vi prego risparmiate i concittadini. La guerra non fatela ai poveri. A chi sopravvive come voi, a fatica.
Adesso basta. Mi avete rotto il cazzo da bambino fino alla laurea, praticamente una vita. Vi ho trovato usurpatori nelle classi dove andavo per apprendere qualcosa, ad urlare gli stessi slogan idioti a prescindere da chi fosse al governo e da chi provasse o approvasse (sempre male, non discuto) a riformare. Questa, poi, manco è una riforma, sono solo tagli in un settore dove il parassitismo dilaga e produce un enorme esubero di stronzi pretenziosi.


Bloccate la città per cosa? Per fare pic-nic in piazza?
Caciara nel tunnel? Che fa più eco: "Se non cambierà, lotta dura sarà!".
Ecco la vostra bella troiata di bandiera. Voi? Un branco di cagasotto che se li prendi per le orecchie si mettono a frignare. Gli stessi che si aggrappavano ai mobili di casa quando ci toccava ancora di fare quell’inutile balorda e costosa (per il Paese) vacanza cazzarona del militare. Eccoli. I lottatori duri. Con l’Iphone e le Nike ma con la maglietta del Che, e la faccia su facebook. Terrorizzati dall’essere "esclusi" in classe dai collettivi, dai fighi figli di papà che sanno usare un minimo di dialettica con la lisca alla Jovanotti. Schiavi del politicamente corretto ma anche del tubo catodico di Berlusconi.
Mi avete rotto il cazzo. Ignoranti come pietre, che non hanno voglia di studiare, ma che fanno notare al prof che "non si attiene al testo". Che "questo nel programma non c’era". Capaci di okkupare solo lo spazio del prossimo. Il mio.
Basta. E ancora vi sentite "giovani"? Porca miseria. Che spreco la vostra fetta di vita più bella. Quella che Papini ricamava come "igienica anarchia". Ma quale anarchia? Seguite le regole da almeno 35 anni. Fate pena. Siete vecchi conformisti fino a dentro il midollo. Pronti a diventare le Bignardi e le Palombelli del domani. E a raccontare che voi "la protesta sì che l’avete fatta, mica come i ragazzi di oggi..". Che tristezza. Sia di sinistra che di destra, non ballerò la quadriglia sui soliti fatti strafatti di Piazza Navona.
Salviamo la scuola? Sì? Quale? Cosa c’è da salvare oggi? Voi?
Aveva ragione Papini già un secolo fa. Chiudiamole.
(…)Non venite fuori colla grossa artiglieria della retorica progressista: le ragioni della civiltà, l’educazione dello spirito, l’avanzamento del sapere… Noi sappiamo con assoluta certezza che la civiltà non è venuta fuor dalle scuole e che le scuole intristiscono gli animi invece di sollevarli e che le scoperte decisive della scienza non son nate dall’insegnamento pubblico ma dalla ricerca solitaria disinteressata e magari pazzesca di uomini che spesso non erano stati a scuola o non v’insegnavano(…)*.
[* da Chiudiamo le scuole di Giovanni Papini, 1 giugno 1994].