Bike Sharing alla puttanesca

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"Color color..?..VerdeRosso!"

Buttamola a ride, và, come sempre. Tanto pe’ nun piagne… La telenovela bike sharing alla fine ha prodotto questo mostro bicolore che fa veramente vomitare, in ogni senso.
Certo, vista la presunta fine ingloriosa, mi direte, meglio che niente. Ma alla fine in questà città dobbiamo sempre accontentarci di questa filosofia: quella del meno peggio.

Io la penso un po’ come loro. Del resto l’avevo tanto aspettata e desiderata, questa iniziativa (con tutti i limiti e i miglioramenti da compiere), che ora non ho nemmeno voglia di fare tutta la trafila (ancora) per ricominciare. Ti fanno cadere la catena, questi.

Ma rimonterò, oltre che sulla mia, su quei cosi verdi. Lo so.

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Bicicliamo?

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Bike Sharing alla romana

 

bikesharingallaromana(11072008)E’ circa un mese che è stato inaugurato. Dopo averlo disperatamente agognato per anni, ce l’abbiamo fatta. Proviamo a fare un primo, sincero bilancio:

1. L’iscrizione

Dunque. Pur essendo fra i primi ad averlo praticamente visto nascere, ho perso una buona settimana  per iscrivermi. Una vera assurdità. Prima di tutto i siti predisposti (i PIT) sono anche quelli che forniscono informazioni ai turisti. Il che comporta una serie paradossale di svantaggi, che gli stessi ragazzi al banco stanno lamentando. Intanto la complicazione del contratto, con una serie di firme e di dati che devi portare con te, perché online (quando invece il sito è fatto bene, anche se un po’ macchinoso) non puoi nemmeno stampare il modulo e compilarlo a casa. Quindi la fila che fai e che costringi a fare ai malcapitati stranieri, i quali poi ovviamente scoprono la cosa e chiedono di poter partecipare per sentirsi rispondere: "NO, STRANIERO, TU NON SEI UN CIVES ROMANO". Poi ci chiediamo come mai perdiamo turisti…Pazzesco.

2. Le bici

Nonostante lo scetticismo dei più, non fanno così schifo. Anzi. Sellino pratico (spesso però non sale), cestino capiente, cambio (morbido, pecca un po’ per le corte), faretti utili. Ovviamente tutto un po’ precario, ma si viaggia, comodi. Poi, lo avevamo detto tutti. Sono troppo poche. In un mese ormai si fa fatica a trovarle. Il che comunque mostra quanto sia richiesto.

3. Le postazioni

Anche questo lo avevo previsto. Poche anche loro, sono messe davvero un po’ alla cialtrona, spesso invisibili. E ci si chiede il perché. Per esempio io sono molto fortunato, ne ho ben 2 praticamente attigue intorno a Galleria Sciarra, ma perché invece andando verso Piazza del Popolo e Piazza di Spagna si fermano agli angoli del Tridente? E soprattutto, perché non piazzarne un paio anche su in cima? A Trinità dei Monti o a Piazza Barberini, o meglio ancora al Pincio, Villa Borghese. O perfino al Quirinale. Perché non permettere a chi vuole farsi la discesa rapida di usufruire di una tale comodità? E’ semplicemente idiota.

4. Rilascio

Qui cominciano i problemi seri. E’ un vero casino. A darla alla fine la danno (senza doppi sensi sessisti eh..!). Ma a riprendersela… Un inferno. E hai voglia a chiamare i call center che ti smistano ovunque senza soluzione. Capite la bestialità? Uno prende la bici sharing (quando ne ha 3) proprio perché non vuole legarla, non vuole tenerla, e perde mezz’ora per disfarsene. E’ assurdo e implica il fallimento. Se ho un appuntamento o la cena nel cestino è un disastro.

bikesharingallaromana(11072008)

5. Conclusioni e previsioni

E’ stato comunque un successo, che ne dicano tutti. Perché le bici vanno a ruba, altro che 7 colli e cordoli. La gente vuole POTER NON PRENDERE altri mezzi e tornare ad essere libera.


bikesharingallaromana(11072008)
Però. Tutti temiamo il futuro. Già si vedono mancare pezzi stupidi come i campanelli. Già si vede il motorino che ruba il posto o parcheggia davanti. Già si teme per l’agosto senza controllo.

Occorre difendere l’iniziativa, proteggerla, incrementarla. Quadruplicarla. Non cediamo alla tesi che circola da tempo di cui questa per altro simpatica e acuta missiva al Corrierone del 12 luglio, cronaca romana, ne è il simbolo inquietante…

bikesharingallaromana(CorriereSera12072008)

Ciclosofeggiando


Ho ricevuto queste poche righe da un mio caro amico. Gli ho da poco prestato la bici (..nemmeno mia! Ma di Lady S..) perché il suo motorino è in riparazione:

Caro mio, grazie!

Non solo di avermi prestato la bici, ma anche di avermi permesso di assaporare questa splendida città ad un’altra velocità, come canterebbe il buon Battiato a me tanto caro…

Emozioni in sequenza:


– la lieve brezzolina che arriva alla prima pedalata… col motorino te la scordi perché riscaldata dal motore…


– la mancanza di accelerazione… che ti consente di apprezzare con la dovuta calma la bellezze "cittadine" e anche "estere"…


– l’invisibilità: nel senso che ti rendi conto che per il traffico motorizzato non esisti proprio…


– la possibilità di attraversare la città "in linea d’aria", non essendo costretto a seguire i sensi unici i divieti…


– la magia di aver potuto percorrere Ponte Sisto, per l’occasione addirittura senza le solite catene a bloccarne l’accesso…


– il sorriso con cui ho gironzolato per Trastevere fino a casetta, che mi ha fatto molto vacanza…


L’unica cosa è che, senza specchietti, ogni rumore alle spalle temi che sia l’ultimo che le tue orecchie ti trasmetteranno prima di venire trasmesso all’aldilà…


Anyway, ti allego le foto della nuovo sistemazione della bici di Silvia…


Besos


Fritz


bici di lady s da fritz
Sono simili le considerazioni che facciamo tutti quando scopriamo ma soprattutto riscopriamo la bicicletta dopo averla tradita nel passaggio all’età adult(-er)a.  Bentornato Fritz.

Ce ne sono ovviamente mille altre da fare, ed invito tutti a segnalare le proprie. Per quanto mi riguarda aggiungo anche la strana, eccitante sensazione di nudismo in un mondo di orpelli assicurativi più o meno necessari. Chiaro che le tante sensazioni dinamiche riconducano in sostanza verso la sorgente dissetante della Libertà, ma è interessante notare come si entri subito in ambito filosofico quando si inforca la bici. Non a caso vi segnalo due deliziosi libretti che sottolineano proprio quanto scriviamo: Uno è il famoso ormai Piccolo Trattato di Ciclosofia di Tronchet, e l’altro è il coraggioso e kantiano testo di Sabina Morandi, La Filosofia Morale della Bicicletta

Buona lettura, pardonne moi, buona pedalata.

Habemus Birotas!


Ce l’abbiamo fatta!!! L‘ultima invocazione è sembrata un esorcismo..

Non vi dico stamattina il senso quasi di commozione per averle trovate lì, in fila, belle ed eleganti, fra gli orripilanti centauri, scodella in testa, che dai loro bidet con le ruote si lamentavano pure!

roma
Mi auguro davvero che i romani (e i turisti, controlliamoli..) sappiano farne l’uso che meritano. Col rispetto e la difesa del mezzo, mi raccomando. Dipende da noi.

roma
Sono euforico. Non parteciperò all’inaugurazione celebrativa, perché le trovo sempre delle paesanate (senza contare il ritardo..), e poi non potrei comunque esserci… Ma invito tutti a promuovere e difendere l’iniziativa.

Grazie a coloro che non hanno smesso di crederci, ora comincia il bello!

ps. nelle foto si notano già coloro che non rispettano le colonnine, vanno subito denunciati. Ci odiano, sarà una guerra che noi vinceremo con la consueta classe, consona al ciclista.